Stefano Del Sole - Recensioni

Stefano Del Sole


Stefano Del Sole


Stefano Del Sole percussionist drummer composer


SUCCESSO AL PALATOUR

Un migliaio di fan di Presley hanno apprezzato l'interprete italo-canadese (che non fa mai il sosia).
Nel Paese che non ha mai sperimentato la monarchia c'è stato un Re proclamato per acclamazione da un popolo intero, istintivamente libero e moderno: ELVIS PRESLEY era e sempre sarà "The King", e anzi negli Stati Uniti sono ancora in circolazione cartoline che immortalano il ragazzo del Mississippi con il presidente Richard Nixon negli anni sessanta e la didascalia: "The King and the President". Suggello iconografico della regalità artistica, quei costumi interi, fatti di alamari e spalline, sempre più difficili da indossare per l'ultimo Elvis ingrassato e forse ammalato, completati da mantelli che spandevano la polvere di stelle su un pubblico alla ricerca di evasione dalla preoccupazioni per un fidanzato mandato per combattere in Vietnam o dalla rabbia per un razzismo ancora troppo evidente.
Interpretare Elvis oggi è un impegno non facile, anche perchè nell'epoca dei taroccamenti spinti all'eccesso si rischia di sfociare nel concetto di <<sosia>>. Non è così per Joe Ontario artista italo-canadese. A quarantadue anni, è l'interprete per eccellenza del grande mito, perchè riesce a dimensionare la performance sulla base di tre elementi centrali: una voce straordinariamente identica a quella di "The King", una pronuncia "standard-American" perfetta per i 12 anni vissuti a Toronto, e l'immenso rispetto per Presley e la sua vita, oltre alla sua arte.
Al Palatour di Bitritto il concerto di sabato sera 26 febbraio è stato un trionfo. Il mito di Elvis pulsava, si muoveva sull'ampio palco sotto le sembianze di Ontario, alto e asciutto in mise celestina (pantaloni rigorosamente a zampa) con bottoni e decorazioni come si addice alla rievocazione presleyana e stivali bianchissimi. Occhiali scuri e ciuffo inevitabilmente hanno completato il look. Il timbro di voce è l'elemento che caratterizza l'artista barese e che manda in visibilio gente di ogni età. Dai quasi mille del Palatour di tanto in tanto spuntavano frotte di ragazzine che correvano sotto il palco a raccogliere i foulard lasciati cadere dal cantante ad intervalli studiati.
L'arrangiamento del direttore artistico Giuseppe Bolognini ricalca l'atmosfera di quell'epoca e di quel mito. E tocca il punto più alto nell'interpretazione di My Way, il capolavoro di Sinatra che Elvis rilesse da nobile rockettaro con il suo piglio appena frenetica, come se la canzone imponesse una calma maltollerata dell'artista scalpitante di ritornare allo "scatenamento" di Long Tall Sally o Blue Suede Shoes o ancora Hound Dog.
Capolavori, questi, riletti tutti con maestria da Ontario. Che ha il merito di rispolverare l'Elvis degli anni 70, forse meno sedimentato nella coscienza collettiva rispetto all'Elvis del Rock and Roll dei 50 e dei 60. E spuntano dal repertorio perle come A Little Less Conversation, Suspicious Minds e Unchained Melody, rinata nel 1989 come colonna sonora della pellicola Ghost (con Patrick Swayze e Demi Moore).
Bravo Ontario, ed eccellente la TCB Band 2, composta, oltre che dal direttore Bolognini, da: Sabino Costantino alla chittara ritmica, Alex Chiarappa al pianoforte, Vito Ferrara alle tastiere, l'ex Quarryman Dino Rosco al basso, Stefano Del Sole alla batteria, i coristi Nikka Di Cosola, Francesca Biancoli, Antonio Memeo e Vito Palmisano, e poi la sezione fiatti con Guy Portoghese e Claudio De Paola (ai sax), Antonello Fanizzi (trombone), e Ricky La Torre (tromba), e Michel Accettura (Joe's personal assistant).
Lo spettacolo, due ore di adrenalina pura, è stato prodotto da Nicola Servidio e Raffaele Abbinante.
Servizio a cura di Carlo Stragapede pubblicato su "La Gazzetta del Mezzogiorno" del 28 febbraio 2005